Creature invisibili


Creature Invisibili – Storie d’ordinaria clandestinità, 2018
 
Series of 8 radio portraits, Variable length
Produced by Atlas of Transition
Curated by Piersandra Di Matteo
Thanks to Silvia Bertolini, MIT, Emilia Romagna teatro Fondazione Arena del Sole
 
Creature Invisibili è un progetto di Anna Raimondo, realizzato a Bologna tra Maggio e Giugno 2018  grazie all’invito della curatrice Piersandra di Matteo, nell’ambito delle 10 giornate di Right to the City, uno degli appuntamenti del progetto europeo Atlas of Transitions, organizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione/Arena del Sole in collaborazione con Cantieri Meticci e il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna. Si ringrazia Silvia Bertolini, il MIT (movimento d’identità trans) e tutto l’équipe di Atlas of Transition.
 
La voce e l’ascolto sono gli strumenti attraverso i quali Anna Raimondo – artista sonora italiana che vive a Bruxelles e attiva internazionalmente – propone una riflessione sulla clandestinità, raccontata da più punti di vista, a partire dalle esperienze quotidiane di chi questa condizione la vive o l’ha vissuta a Bologna.
Chi sono i sommersi e chi i salvati? A chi spetta una “buona vita”? Quali abitudini o suoni riattivano l’idea di casa altrove? Come spiegare il concetto di clandestinità quando questo non esisterà più o a chi questa parola non riesce neanche a tradurla nella propria lingua d’origine? E dopo tutto, che cosa significa in sé questa parola?
Per provare a rispondere si parte dalla città, dall’esperienza quotidiana che se ne fa: quando, come e dove Bologna è accogliente e perché? E quando invece la città risponde ricordando che la condizione di clandestinità esiste?
 
Creature invisibili – Storie d’ordinaria clandestinità traccia una deriva sonora e polifonica nella città, proponendo visioni e riflessioni che vanno al di là del locale.
Attraverso una serie di incontri, interviste e derive urbane, Raimondo propone una serie di ritratti sonori in cui Carlos, Hamed, Moussa, Kijera, Jasmine, M. invitano a riflettere sulla relazione tra invisibilità e visibilità, sul potenziale di questa relazione nelle loro quotidianità; sul legame tra familiarità e spaesamento nello spazio pubblico. Con un linguaggio ironico, a volte anche ludico, queste voci decostruiscono problemi identitari e sollecitano l’empatia del pubblico chiamato ad ascoltare.